Michele, come hai conosciuto Orizzonti Sportivi? Che idea ti sei fatto di Orizzonti Sportivi?
Ho conosciuto Orizzonti Sportivi tramite una vecchia conoscenza, Massimiliano Milli che mi ha illustrato il progetto. Da subito ho capito che è un progetto socialmente importante; purtroppo forse facciamo fatica a capire le necessità di una realtà molto lontana da noi.
Quando hai iniziato a fare sport? Che ricordi hai di quel periodo? Cosa ti ha insegnato lo sport da giovane e che cosa ancora oggi porti con te di quegli insegnamenti?
Ho iniziato a fare sport all’età di dodici anni, in seconda media. Ero un ragazzino “non facile” ma grazie al basket ho trovato la mia dimensione. La disciplina, il sacrificio, le soddisfazioni sono fondamentali in questo sport e grazie a questi valori, nel tempo, sono cambiato radicalmente. Il basket mi ha dato tanto.
In che modo pensi che lo sport possa essere formativo per i bambini? Quali valori pensi possa trasmettere loro?
Lo sport è una scuola di vita: prima di formare atleti infatti forma uomini, questo è indubbiamente l’aspetto più importante che ci offre lo sport.
Il rispetto dei compagni e degli avversari, lo spirito di squadra, convivere con la sconfitta… tutto questo è una scuola di vita racchiusa in un piccolo spazio.
Tu che hai vinto tanto, quanto è importante imparare a perdere e che cosa significa per un bambino imparare a perdere?
E’ decisamente più importante imparare a perdere. Dopo una sconfitta devi capire che è fondamentale rialzarsi subito, come dopo una delusione nella vita. Fortifica.
Com’è il rapporto con tuo figlio? Ti piacerebbe che praticasse un’attività sportiva?
Mio figlio si chiama Matteo ed ha tre anni. Ancora è piccolo ma ha già le idee chiare…giocherà a pallavolo come la mamma! Anche ultimamente, subito dopo una bella vittoria della Fileni, preso dall’euforia del momento, ho chiesto a Matteo se da grande volesse giocare a basket come il papà, ma lui mi ha continuato a ripetere che vuol giocare a pallavolo come la mamma. E’ una battaglia persa! A parte gli scherzi, negli ultimi anni mi sono avvicinato al rubgy e devo dire che mi è piaciuto moltissimo lo spirito di solidarietà che si respira. Matteo tra l’altro è un bambino ‘molto fisico’ e se si appassionerà al rubgy sarei felicissimo.
Per concludere, un messaggio ai ragazzi che in Camerun si stanno approcciando al basket.
“Non smettete mai di sognare”. Quella del basket è la vita che sognavo da bambino e che ancora sogno. Sono un sognatore, ed è proprio questo che mi spinge ad andare in palestra tutti i giorni.
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