Thumb Nicola

Posted On 14 marzo 2016 By In Basket, News, Top And 5354 Views

Può essere il paradiso oppure l’inferno. Dall’esperienza di Nicola Bonaita.

Nicola, con questa lettera, ha voluto dare una sua testimonianza della sua prima esperienza in Camerun con Orizzonti Sportivi, questo può essere un invito a leggere quali sensazioni ed emozioni si possono provare in un viaggio così particolare.

VIAGGIO IN CAMERUN 2016 by Nicola Bonaita

Può essere il paradiso oppure l’inferno. Questo racconto vuole essere lettura amabile per chi ne ha fatto parte, ma soprattutto per coloro che non hanno avuto la possibilità di parteciparvi.
Mi era stata preannunciata come un’esperienza che avrebbe richiesto un certo spirito di adattamento nell’affrontare strade orribili, condizioni climatiche estreme, nuvole di polvere e sabbia, sistemazioni essenziali, distanze considerevoli ma non senza lasciare nel cuore di tutti sensazioni indelebili.

Partiamo dall’inizio, da ciò che mi ha spinto verso questa incredibile esperienza.

Erano anni che, indirettamente, ne sentivo parlare. Foto, video e racconti mi arrivavano e facevano crescere in me l’insaziabile voglia di partire. Allo stesso tempo, usando gli impegni scolastici come “scusa” per ritardare la partenza, rimandavo di anno in anno. E forse questo ha pure aiutato indirettamente: sono partito in un momento in cui ne sentivo la necessità, avevo il bisogno di abbandonare una vita caotica e piena per avere la possibilità di “ritrovarmi”.

La passione per la pallacanestro ha poi fatto tutto il resto, trascinandomi a Shisong senza possibilità di replica.

Venerdì 12 febbraio 2015 sono salito sull’aereo che mi avrebbe portato in questo posto lontano e misterioso, insieme a 13 persone allora sconosciute, ma che si sono rivelate i migliori compagni di viaggio.

Da quando sono tornato molte persone mi hanno fatto numerose domande su questo viaggio. Credo sia difficile esprimere a parole, con foto o video quello che i miei occhi si sono trovati davanti. Per poter capire un’esperienza di questo tipo bisogna viverla, perché ognuno assimila tale sensazione in maniera differente dandogli significati molto diversi. L’unica cosa che posso cercare di fare è raccontare cosa è successo e provare a descrivere il mio punto di vista, conscio del fatto che ai miei compagni di viaggio possa apparire strano.

Cercherò di descrivere il tutto ideando una Giornata Tipo di noi Amici di Shisong.

Ore 7.00 – Al suono della sveglia ci si alza dal letto troppo corto per un giocatore da basket e ci si avvia verso la sala comune trascinati dall’odore di caffè. Si scopre così che Renato (King) è gia sveglio da tempo indeterminabile e scalpita già per iniziare la giornata. Mentre il caffellatte ridona energia al corpo ancora addormentato al tavolo si vengono man mano ad aggiungere gli altri membri di questa compagnia.

Programma della giornata: Mattina le scuole primarie, Pomeriggio allenamento con gli atleti della
Bees Selection.

Ore 8.30 – Ritrovo al campo con gli allenatori locali (Charles e Patrick per la pallacanestro e Celestine per la pallavolo). In realtà si scopre ben presto che il concetto di puntualità dei camerunesi necessita di interpretazione e pazienza. Io, Fabrizio e Lucia ci fermiamo al campo di pallacanestro, mentre Renato (King), Renzo e Angela (Cestista che è passata alla pallavolo in questa occasione) proseguono per qualche centinaia di metri a quello di pallavolo.

Ore 8.45 – Con calma, sbucando da qualsiasi direzione, iniziano ad arrivare i bambini pronti per l’allenamento. I numeri sono sempre esagerati, spesso e volentieri ci sono 30 bambini per entrambi i gruppi di lavoro. Basteranno i palloni? Capita che non bastino e quindi ci si deve adattare inventando dei giochi per cercare di coinvolgere tutti. Si nota subito che il grado di attenzione (e per qualcuno di disciplina) è veramente basso, basta veramente poco affinché il campo rischi di diventare una bolgia. Bastano poche parole di Charles o Patrick e tutti tornano sull’attenti.
Ore 10.30 – Cambio dei gruppi tra pallavolo e pallacanestro che spesso genera malcontento, con bambini che provano a “scappare” in direzione dello sport preferito.

Ore 12.30 – Con grande disappunto dei bambini che vorrebbero continuare a giocare piuttosto che rientrare in classe, finisce allenamento. Cotti dal sole, dal vento e dalla polvere rossa, ci si incammina verso l’Heart Lodge, ovvero la nostra casa. La prima cosa da fare e togliersi le scarpe cocenti e reidratare il corpo affaticato. Subito però tornano le energie all’odore dei manicaretti di Odilia, signora che ci ha preparato il pranzo per tutto il periodo di residenza. Birra rigorosamente ghiacciata e ci si abbuffa fino a che i piatti non sono tutti svuotati.

Ore 13.30 – Non vola una mosca nell’Heart Lodge di Shisong, ogni tanto qualche brontolio di chi sta dormendo. Com’è che si dice? La calma prima della tempesta.

Ore 15.00 – Si ritorna sui campi da gioco, arrivando sempre per primi nonostante provassimo a rendere nostro il ritardo base dei Camerunesi. Il pomeriggio ci sono le squadre della selezione della Bees Sport Academy più tutti coloro che si sono innamorati di questo gioco negli allenamenti la mattina. La quantità di atleti in campo non è mai presumibile a priori, un giorno possono essere 10 mentre quello successivo superare i 30. Fare una minima programmazione degli allenamenti risulta sempre molto complicato.

Ore 16.00 – Cambio delle squadre, arrivano i ragazzi più grandi (13/14 anni circa). Gli allenamenti salgono di ritmo mentre il numero di ragazzi scende gradualmente. Spesso lasciamo a Charles e Patrick carta bianca e, anziché analizzare gli atleti, analizziamo loro: come si comportano con i ragazzi? Come spiegano gli esercizi? A fine allenamento gli diamo consigli, suggerimenti e proponiamo nuovi esercizi che loro possono usare, per far si che i miniatleti siano sempre sottoposti a sfide diverse. Nel frattempo Renato (Kong) si aggira per i campi immortalando attimi della vita giocosa di questa occasione.

Ore 17.00 – E’ il turno dei “Big Boys”, gli atleti più grandi dell’accademy. Noel e Nelson (2 dei primissimi iscritti all’accademy), che fino ad adesso ci hanno aiutato nell’allenare i ragazzi, entrano in campo e da insegnanti diventano alunni. Per mettere alla prova questi ragazzotti le nostre menti partoriscono gli esercizi più “perversi” e impegnativi. Nessun esercizio li spaventa, e affrontano ogni sfida senza timori. E’ nel momento della partitella che iniziano i dolori per noi allenatori. Ci si accorge infatti che il gioco strutturato rispecchia molto di più quello NBA piuttosto che uno più europeo. Poca difesa e tanto spettacolo.

Ore 18.00 – Parte la sfida che vede Amici di Shisong da una parte e i Big Boys dall’altra. Sistemi di gioco opposti che si scontrano in un campo neutrale come quello in questione. Patrizia torna in campo per l’occasione, portando a scuola qualsiasi avversario. Purtroppo i nostri fisici non sono in grado di competere con gli avversari locali, e per salvarci la faccia, farò a meno di dire chi ne è uscito vincitore.

Ore 18.30 – Il tramonto del sole è il segnale che gli allenamenti della giornata sono terminati, e, mentre le tenebre avvolgono i campi, torniamo stanchi ma felici al Lodge. Ritroviamo Raffaella e Paola (I Big Boss di Orizzonti Sportivi) spesso intente in riunioni per cercare di capire un po’ la situazione con i Big Boss della Bees Sport Academy.

Ore 18.45 – Lasciamo i grandi capi a prendere decisioni importanti e senza farcelo ripetere due volte ci fiondiamo in doccia, vogliosi di levarci di dosso la terra e la stanchezza.

Ore 20.00 – Al richiamo “E’ prontoo!” scatena una vera e propria corsa a tavola, pronti a divorare qualsiasi cosa i nostri cuochi degni di Masterchef (Nando, Pina e Barbara) abbiano preparato! A cena c’è anche Padre Angelo, persona dal cuore infinito e che senza il quale tutto ciò non sarebbe possibile. Nel silenzio della fame, i piatti vengono velocemente svuotati. Pensate che tornare da un viaggio in africa ingrassati sia un’assurdità? Per noi ahimè il rischio è alto.
Ore 22.00 – Con la pancia piena e le palpebre che inesorabilmente si fanno pesanti ci si avvia
verso l’ultima parte della giornata! Ne nasce quindi una bisca di Burraco, uno studio fotografico per le mille foto scattate durante la giornata e uno studio di regia che analizza i filmati.

Ore 24.00 – Pochi alla volta si abbandona il campo di gioco e si va a dormire, analizzando pregi e difetti della giornata ma desiderosi che inizi la successiva.

Anche a distanza di qualche giorno non è facile tirare le somme di questa esperienza per la quantità enorme di riflessioni e emozioni provate. Sicuramente sono risalito sul volo di ritorno con un bagaglio più ricco e carico di quando sono partito, contento di essere ritornato accompagnato
da 13 amici e ancor più contento di averne lasciati innumerevoli in Camerun. Son consapevole che il mio per Shisong non è stato un addio, ma un arrivederci. Ci rivedremo l’anno prossimo.

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One Response

  1. complimenti a te Nicola ed a tutti i tuoi compagni di viaggio. Lo sport che unisce culture diverse, molto si dona ma penso sia impagabile quello che una persona riceve da un’esperienza del genere. Grazie per aver raccontato la Vs.esperienza, un’esempio da seguire per i ns.ragazzi.

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